mercoledì

Sentirci più felici qui ed ora



Ieri sono andata un po’ in crisi.

Ogni tanto vado al lavoro. Lo riconosco che faccio molte assenze e “tiro a campà!” come si dice dalle mie parti.

Ma ieri mi sentivo piena di energia. Il mio responsabile mi aveva dato da fare degli attestati nei quali si chiedeva un briciolo di creatività. Insomma non era il solito lavoro noioso e routinario.

Sono scesa in sala riunioni per prendere le stampe fatte  ma sono stata bloccata perché la stanza era occupata. Si stava facendo una riunione tra amministrativi e tecnici alla quale io non sono più invitata. In passato io partecipavo a queste riunioni organizzative. La mia opinione contava. Ora non più. Mi è tornato il ricordo ancora molto forte di quando io in giacca e pantaloni eleganti stavo in mezzo a loro. Spesso comandavo. Spesso la mia presenza era determinante.

Ora non più. Ora non mi avevano cercato, non avevano fissato con me la data della riunione, ora non ero più tra quelli che decidevano in azienda. Troppe assenze, troppa poca energia e voglia di fare.

L’ansia e la rabbia mi ha avvolta tutta e mi sono sentita nervosissima quindi ho chiuso la porta e me ne sono andata con passo veloce quasi scappando.

Mi sono serviti dei lunghi e profondi respiri profondi per superare questo momento di metdown.

Poi ho iniziato a scrivere per analizzare la situazione e riprendere in mano i miei obiettivi sia a breve che a lungo termine.

Lo scopo della vita è essere felice. Io qualche anno fa continuavo a correre. Dovevo correre al lavoro per poi incastrare nella mia agenda i vari impegni, per poi fare e correre quindi a casa dalla mia famiglia poiché oltre ad un bravo tecnico dovevo essere anche una brava moglie madre amica sorella figlia ecc.

Poi mi sono ammalata e mi sono fermata. Ero stanchissima. Arrivata al mezzo secolo di vita mi sono fermata un attimo per chiedermi “Io sono felice?” . La risposta è stata NO! Desideravo morire perché forse allora avrei riposato. Cercavo la calma dei morti.

Ho deciso invece di fermarmi e pensare che la vita scorre ed avrà un termine.

Ho deciso che non volevo un giorno arrivare al mio termine e  pensare che avevo buttato via il mio  tempo quasi esclusivamente per fare il profitto di altri. Sarebbe stato un peso insopportabile.

Da allora ho deciso di cambiare.

Spesso lavori una vita intera e pensi che questo ti dà il diritto di far parte di una società in sviluppo e piena di luci e di energia.

Hai il diritto quindi di andare a “fare l’aperitivo”, di vestirti “all’ultima moda”, di avere una bella macchina con una bella casa. Hai un buon lavoro quindi devi mantenere il tuo “status sociale” spendendo tutto quello che hai guadagnato in stupidaggini. D'altronde lo vediamo tutti che i felici sono i ricchi! Oh no?!

Spesso ho sentito il bisogno di essere accettata dal gruppo. E’ sempre stato un bisogno primario come il mangiare o il dormire. Spesso mi sono sentita diversa dagli altri ed ho cercato di mascherare questa mia diversità. Ci sono voluti anni di psicoterapia e di counseling per capire che la diversità è una ricchezza e che non dovevo nascondermi per essere come gli altri.

Solo ora mi rendo conto che non vale la pena sacrificare il proprio IO per essere accettati da un gruppo che non ti appartiene (come nel mio caso l’ambiente lavorativo).

Scoprire che non serve rincorrere l’accettazione degli altri per essere felici, ma invece,  rivelare la propria diversità e libertà, non ha prezzo. E’ una rinascita.

Scoprire che la felicità può essere vissuta giorno dopo giorno e non solo programmata per l’week-end, è una scoperta fantastica. Non dobbiamo dare per scontato quindi che dobbiamo sopportare un’intera settimana di lavoro per arrivare al weekend per essere felici. E’ meraviglioso!

Pensare che quella felicità che tutti aspettiamo e che arriverà forse un giorno quando saremmo in pensione o quando avremmo finito di pagare tutti i nostri debiti ed avremmo i figli sposati. E’ qui,  ed ora. Quel giorno è oggi! Ma è una rivelazione che ti cambia la vita.

Per essere felici dobbiamo vivere con libertà la nostra vita. Non possiamo sentirci schiavi di un sistema che ci schiaccia e sperare di essere felici. Spesso riceviamo solo “l’euforia” di momenti eccitanti dove ci sentiamo accettati all’interno di un gruppo ma però ci sentiamo anche fragili perché consapevoli che basta poco per essere buttati fuori.

Per essere felici dobbiamo vivere circondati da persone che ci amano e che quindi vogliono il nostro bene. La competizione ed i ritmi frenetici che spesso viviamo nella nostra società crea solo disagio ed insoddisfazione.

Per essere felici dobbiamo vivere di una vita creativa che ci faccia esprimere il nostro IO interiore troppo spesso soffocato dalla routine di una vita monotona che si trascina senza senso alla ricerca di una felicità che non arriva mai. Cerchiamo invece di dare più spazio alle nostre passioni, cerchiamo di creare perché la nostra fantasia lasciata libera ha delle potenzialità incredibili e ci sentiremo più felici qui ed ora.

Basta davvero poco per essere felici, in un ambiente fantastico. E non si spende niente!


Finalmente riesco a godere della scelta che ho fatto.
Per vivere più serenamente ho chiesto di fare un Part-time del 66%. Questo vuol dire lavorare solo al mattino poi andare a casa, mangiare e godersi il pomeriggio libero.
Sento di riprendere a vivere almeno metà della mia vita e ne sono felice.
Ieri era una bellissima giornata primaverile e ho deciso di andare a fare una lunga passeggiata al parco del “Pontoncello” vicino a casa, inoltrandomi nei posti più interni lungo il fiume Adige.
La prima cosa che ho notato sono i rumori diversi.
Lì si sente il cinguettio degli uccelli e il rumore dello scorrere del fiume sulle rocce.
Lì si vede qualche piccola cascata di acqua ed un leggero rumore di foglie mosse dalla brezza del pomeriggio.

Uno spettacolo a due passi da casa.
Mi siedo su una pianta abbattuta ad ammirare tutta  questa meraviglia e tiro fuori dalla giacca di jeans un’ arancia. Non c’è momento migliore per fare uno spuntino.
Basta davvero poco per sentirsi immersi nella natura.
Basta assaporare un’arancia dal costo irrisorio. Basta davvero poco se il contesto è fantastico e non si spende niente.
Faccio dei respiri profondi e butto fuori tutti quei pensieri che mi invadono la testa durante la mattinata di lavoro.
Faccio un altro bel respiro profondo e butto fuori tutti quei rumori che non mi fanno riflettere, che mi inquinano la mente, che mi creano quel rumore di sottofondo fatto di telefonini che continuano a suonare, di pubblicità invadente o di rumore del traffico e fanno in modo che la nostra testa sia sempre piena di qualcosa che non lasciano spazio al pensiero.
Chiedersi se siamo sereni, se viviamo la nostra vita così come la vogliamo, se stiamo bene a volte è troppo faticoso. Fermarsi per riflettere su che cosa vogliamo fare di quest’unica vita che stiamo vivendo e che neanche ci appartiene pienamente a volte però è necessario.
La nostra testa è sempre così satura di pensieri e di rumori di sottofondo. Il caos ed il rumore della strada ormai non lo percepiamo più, quando siamo in città. Quei brusii che saturano la mente, quella continua recezione di input fanno in modo che la nostra testa sia sempre bombardata di qualcosa .
Basta davvero poco per essere felici, in un ambiente fantastico. E non si spende niente!  

martedì

Alcune pagine del mio diario on-line

Ormai ho perso il conto dei libri di crescita personale che
ho letto da quando mi sono appassionato a questa stramba filosofia di vita. E ti assicuro che dopo quasi 15 anni di letture e sperimentazioni inizi a farti un’idea piuttosto chiara di quelle che sono le abitudini che ti cambiano la vita.
Alcune pagine del mio diario: Giornata tipo di un Asperger
Leggi pure anche questa: Orgogliosamente Asperger
Continua a leggere qui:  altre pagine del mio diario

lunedì

Partecipo a questa rivista


A Verona abbiamo appena varato la nuova rivista Asperger News, pubblicata bimestralmente e spedita in abbonamento postale (prezzo per l'Italia Euro 30,00 all'anno).
Siamo un gruppo di persone alle prese con la Sindrome di Asperger, e per farla conoscere abbiamo fondato questa rivista, che sarà distribuita a medici (soprattutto psichiatri e pediatri), psicologi, educatori, associazioni, ed a chiunque voglia abbonarsi.
Può scrivere chiunque – si prediligono i contributi di medici e psicologi, delle persone Asperger di tutte le età e dei loro cari, degli educatori e delle associazioni coinvolte.
Chi vuol scriverci vada alla pagina dei contatti.
Vi alleghiamo copertina ed indice del primo numero (stampato il 6 Dicembre 2017):

  • Pag. 4: Editoriale : Presentazione / Marco Zanoni
  • Pag. 5: Biografia : Hans Asperger / Raffaele Yona Ladu
  • Pag. 8: Associazioni : Dopo di noi / Marco Piccoli
  • Pag. 12: Editoriale : AAA / David Wolfgang Vagni
  • Pag. 14: Testimonianze : Una giornata tipo / Luigia Sasso
  • Pag. 16: Informazione : La Sindrome di Asperger / National Autistic Society
  • Pag. 18: Testimonianze : Edoardo si racconta / Edoardo*
  • Pag. 20: Teatro : Asperger sul palcoscenico / Paola Micucci
  • Pag. 22: Lavoro : Disabilità e lavoro / Marco e Raffaele
  • Pag. 23: Libri : Il mondo sommerso / Raffaele Yona Ladu
  • Pag. 24: Religione : Menomazione, disabilità e Gesù Cristo / Raffaele Yona Ladu
  • Pag. 25: Associazioni : CuoreMenteLab / Raffaele Yona Ladu
  • Pag. 26: Medicina : Problematiche d’inserimento / Raffaele Yona Ladu
  • Pag. 28: Famiglia : La famiglia Asper / Massimo Altobelli*
  • Pag. 30: Narrativa e poesia : Una ragazza / Isa*
*: i nomi accompagnati dall’asterisco (*) sono pseudonimi.
L’identità di queste persone è tutelata dalla privacy.

Sono tutti invitati ed avrete la possibilità di sottoscrive un abbonamento alla rivista.

giovedì

Alcune pagine del mio diario on-line

Ormai ho perso il conto dei libri di crescita personale che ho letto da quando mi sono appassionato a questa stramba filosofia di vita. E ti assicuro che dopo quasi 15 anni di letture e sperimentazioni inizi a farti un’idea piuttosto chiara di quelle che sono le abitudini che ti cambiano la vita.

Scrivere un diario è senza dubbio una di queste. Devo però fare una confessione… Non so’ cosa scrivere in una pagina di diario.
Ho impiegato anni per comprendere come scrivere un diario in maniera efficace. Lo so, sembra stupido. Non stiamo mica parlando di astrofisica! Basta prendere una pagina di diario ed iniziare a scriverci dentro, giusto? Quasi…

Ho iniziato a 12 anni ad avvicinarmi all’idea di scrivere un diario, ma senza particolare successo. Poi ho smesso e ripreso più e più volte. Quando ero sposata con il mio ex marito lo nascosi sotto il materasso fino a quando, lo scoprì e lo lesse facendomi sentire una merda di adolescente così aspettai la separazione per riprovarci.  Ci ho riprovato quando stavo con la mia compagna, ma poi ho abbandonato questa abitudine visti gli scarsi risultati.

Ora, da ri-sposata,  vorrei re-iniziare, :-) ma non so’ cosa diamine scrivere in una pagina di diario.
In fondo, sono tutto il giorno oberata da mille impegni.

Se dovessi instaurare nella mia vita tutte le buone abitudini che ci suggeriscono i vari esperti, mi troverei a dover vivere giornate da 48 ore invece che da 24

Però ci voglio provare lo stesso! Spero che questo  mi aiuterà, giorno dopo giorno, a rimanere focalizzata su ciò che conta veramente: la mia felicità.
Alcune pagine del mio diario: Giornata tipo di un Asperger
Leggi pure anche questa: Orgogliosamente Asperger
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martedì

Io e l'adolescenza

Solo ora capisco perché quando ero un adolescente ho avuto grandi problemi di comunicazione con i miei coetanei e spesso vedendo che gli altri erano diversi da me mi sentivo molto angosciata e isolata. La scuola ha rappresentato per me un periodo molto snervante. Io cercavo di entrare nel sistema scolastico che mi circondava provando a dialogare con le mie compagne di classe ma spesso mi prendevano in giro per battute fuori luogo, o per il mio comportamento timido e goffo. Per questo mi isolavo e a volte mi chiudevo in bagno per ridurre l’angoscia e lo stress. Non capivo. Volevo morire.

A volte mi inginocchiavo davanti al letto per ore ed ore a leggere tanto che dopo un po’ mi facevano male le ginocchia e quindi dovevo cambiare posizione. Spesso leggevo manuali su come fare per essere felice oppure su come fare per comunicare con gli altri ma i risultati erano estremamente scarsi. Con il tempo ho imparato sempre più a camuffarmi con gli altri.

Ma chi erano gli altri per me a 15 anni?

Gli altri erano i neuro tipici. Quelli che salutavano sempre alla mattina anche se erano incavolati con il mondo e non volevano andare a scuola.

Erano quelli che sapevano organizzare i compiti e la giornata e si divertivano a comandare e dirti come dovevi comportarti.

Erano quelli che non abbassavano lo sguardo anche se non erano colpevoli o che semplicemente ti guardavano negli occhi pretendendo che anche tu facessi lo stesso.

Gli altri, quelli che andavano al supermercato nelle ore di punta e sopportavano lo stress acustico del corridoio quando suonava la campanella.

Gli altri, che riuscivano a passeggiare per la strada trafficata chiacchierando, attraversavano la strada velocemente e contemporaneamente mangiavano e si trovano bene in luoghi affollati e chiassosi come le discoteche.

Oppure gli altri che riuscivano a stare attenti alla lezione senza concentrarsi sulla spallina del regiseno dell’insegnante che continuava a scendere e lei che continua a rimetterla al suo posto e questo per 4-5 volte. Gli altri, che non perdono tutta la lezione per una spallina di regiseno fino a quando non senti quell’ insegnante che ti chiama ed improvvisamente sei catapultata di nuovo in classe con i tuoi compagni che ridono di te.

Altro esempio su chi sono gli altri è la mia cara amica di scuola media,

che mi prendeva in giro per la mia timidezza.

Proprio tu! Mi piacerebbe farti vivere come un aspie per un solo giorno.

Mi piacerebbe per un giorno farti pensare come me, farti provare le mie emozioni e coinvolgerti nelle mie azioni. Allora capiresti che non è stato divertente anche se tutti ridevano.

Vorrei che anche tu vivessi tutti i dolorosi problemi che una adolescente aspie deve affrontare a scuola, con le amiche come te  e la famiglia che mi sono ritrovata. Primo fra tutti il problema del bullismo che tu cara amica “NORMALE” rappresenti egregiamente.

Ci vuole coraggio ad essere un adolescente Asperger, tu non sai quanto per starti vicino.

Nella vita di tutti i giorni ogni adolescente aspie obbligatoriamente diventa coraggioso per riuscire a tuffarsi in un mondo incomprensibile e ostile.

Oggi riesco a stimarmi e non desiderare di essere “come te” ma allora No! ti volevo imitare.

Ho fatto di tutto per scopiazzarti ed avere una vita “normale” nascondendo la vita “geniale” che albergava dentro di me. Imitavo soprattutto te mia cara che di appena un anno più giovane di me eri circondata da ragazzi, socializzavi facilmente, e ridevi con quella risata fragorosa ed isterica.

Ma tu eri cercata ed avevi una buona autostima. Io no! E ti invidiavo alla follia!

Fin da allora ho sempre preferito riuscire ad avere le mie routine giornaliere. In modo molto ripetitivo mi alzavo e facevo colazione poi uscivo ed andavo a scuola.

Il pomeriggio sempre uguale a casa a leggere e studiare. Spesso però guardavo il soffitto fantasticando di essere quella che non ero e stavo male per questo. C’è stato un periodo che pensavo a quale poteva essere la morte meno dolorosa ed istantanea. Ripetere ossessivamente  determinati comportamenti mi faceva stare bene, perché mi dava sicurezza e mi toglieva l’ ansia.

Tutte le mie insegnanti dicevano che “avrei potuto fare di più perché intelligente ma non mi impegnavo a sufficienza”. Le avrei volute vedere loro al mio posto! Sono sempre stata brava in matematica e geometria. Sono sempre stata capace di fare cose che le mie amiche non riuscivano a fare e mi hanno sempre cercata quando ci voleva il “colpo di genio matematico” ma si dimenticavano di me quando volevano uscire con i ragazzi. Però in fondo non mi dispiaceva più di tanto perché con il tempo ho imparato che è meglio stare da soli piuttosto che uscire con amiche che ti portano fuori come si porta fuori il cagnolino quando deve fare pipì.

Non è divertente rimanere impalate al loro fianco mentre loro chiacchierano facendo le “graziose” con il “tipo” che piace anche a te, o si leggono i messaggi del cellulare. Tu lì sola come una candela spenta, non esisti. Preferivo allora starmene seduta a casa e rimanere a far parte dell’arredamento.

Ricordo che ero la disperazione dei miei genitori che avrebbero voluto una figlia diversa. Cio’ mi faceva soffrire tantissimo. Soprattutto mia madre riversava su di me la rabbia perché ero la figlia che lei non avrebbe voluto.

Ora la mia consapevolezza  di essere Asperger mi ha aiutato a riallacciare un rapporto positivo anche con lei che è Asperger allo stato puro!

Sta di fatto che prima i miei genitori e poi io abbiamo trascorso anni infruttuosi alle prese con la medicina, la salute mentale e i sistemi scolastici, cercando risposte che non sono arrivate mai.

Ora mi rendo conto che probabilmente ho procurato loro una grande quantità di stress per i miei “insuccessi” e le mie “testardaggini”. Stress che forse mio padre ha retto meglio di mia madre. Fredda e impenetrabile. Forse perché troppo simile a me.

La sindrome di Asperger oggi è relativamente invisibile mentre in quel periodo storico non veniva assolutamente riconosciuta come sindrome. Non ci sono anomalie facciali, non c’è sedia a rotelle, non c’è nulla che si possa vedere fisicamente, ed è più facile far finta che non esista che vedere che c’è un disturbo.

Sono sempre stata trattata come una che ha problemi di salute mentale. Il mio disturbo non è mai stato visto come disturbo dello sviluppo. Ho fatto terapia cognitivo-comportamentale per i miei problemi psichiatrici concomitanti come il disturbo ossessivo-compulsivo e la depressione. Ora con la consapevolezza di quello che sono vivo molto meglio quella che sono.  

La speranza è che aumenti la conoscenza della sindrome Asperger così che chi ha questa sindrome sia diagnosticato fin da giovane e gli sia risparmiato tutto quel peregrinare infruttuoso che ho fatto io sballottata da uno psicologo all’altro.

Le persone Asperger hanno bisogno di acquisire maggiore autostima e sicurezza di sé. Perché io sono e quindi valgo. Usiamo la nostra genialità e la nostra diversità per emergere e non per amalgamarci sempre di più con i neurotipici.

Allora ogni mattina davanti allo specchio c’era una giovane adolescente che aveva difficoltà a mostrare i propri sentimenti, che non riesciva a controllare le emozioni che rischiavano di esplodere dentro di lei e si trasformavano in acne in viso.

Oggi c’è invece una donna consapevole di essere Asperger. E’ tutta una questione di strategia ed atteggiamento mentale. Aiutare le persone Asperger a capire che l’altro lato del nostro difetto è un pregio fa aumentare la nostra autostima e ci rende migliori.

Orgogliosamente Asperger.

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lunedì

Una giornata tipo di un Asperger tendente al depresso



Sembra facile ma vi assicuro che non lo è. Vivere da Asperger tutti i giorni per 365 giorni all’anno è dura ma ha anche i suoi lati positivi e proverò con questo racconto a darvene un assaggio.
Di solito la sveglia suona alle ore 7, ma il mercoledì mattina è l’unico giorno della settimana che la sveglia suona alle ore 6.30. Deve infatti arrivare il camion del biologico locale a portare i prodotti del punto “Beifiori”. Tutte le persone Asperger hanno un  “interesse speciale” ed il mio è quello di distribuire frutta e verdura biologica.
Mi alzo. Faccio il letto. Metto i cuscini vicino ai guanciali del letto. Tutto nella mia stanza richiama le stesse tonalità di  color pastello: tortora, marroncino, e verde prato, come deve essere una casa di campagna.
Mi vesto con gli indumenti pensati e preparati la sera prima ed apro la finestra per cambiare l’aria nella stanza.

Nel frattempo vado in bagno per tornare dopo pochi minuti con la camera a posto. Lascio sul letto la borsa e le scarpe che metterò prima di uscire.
Vado in cucina e faccio il caffè, preparo la scatola dei biscotti integrali, per me e mio marito. Per lui metto la sua tazza preferita, per me il mio latte di riso e miele, e mentre il caffè sale mi prendo i miei soliti integratori. Tutto pensato, con una routine stabilita da tempo che non mi fa dimenticare nulla.
Sono le 7.30 ed il camion non è ancora arrivato. Vado già in ansia.
Mi alzo, leggo il menù che mi sono fatta per questa settimana e  cancello dall’elenco delle cose da comprare il formaggio. Rileggo quello che c’è scritto e vedo confrontando la lista con il menù che non ci sono altri prodotti alimentari da aggiungere. Posso rimettermi seduta, sono contenta di essere così precisa e schematica. Così ho superato la mia incapacità di organizzare i pasti della settimana e così evito di andare in ansia perché non so’ cosa fare da mangiare e andare a fare la spesa ogni altro giorno nonostante il frigorifero pieno di alimenti.
Ma perché il camion non è ancora arrivato? Scendo per anticipare i tempi. Ormai dovrebbe arrivare. Non riesco più ad aspettare. Nel frattempo porto fuori le cassette da restituire.
Finalmente è qui. Aiuto a scaricare le cassette piene e faccio portare via quelle vuote. Ora posso andare al lavoro.
Mi sono dimenticata di salutare. Maledizione! La prossima volta mi devo ricordare di dire “Buongiorno” e sorridere. Le persone non-asperger salutano sempre alla mattina anche se sono incavolate con il mondo ed io desidero essere come loro.
Vado con la mia piccola seicento, facile da guidare; che si avvia sempre al mattino anche se c’è il ghiaccio per le strade; che accetta il mio partire in seconda e dimenticarmi di scalare le marce; che non mi lascia mai a piedi nonostante le mie distrazioni al volante; che non mi fa pesare il fatto che non amo guidare ed odio il traffico. Quando guidi infatti gli altri non sono prevedibili e non sai mai chi può venirti addosso. Troppe cose si devono fare contemporaneamente quando si è al volante ed io vado spesso in confusione.
Arrivo al lavoro. Timbro e salgo le scale. Ora però ci penso e mi ricordo di salutare e di sorridere tutte le volte che incrocio un collega. Non voglio essere scambiata per un’associale.
Apro l’ufficio ed apro la finestra dell’ufficio.
Metto giù le borse e vado in bagno per vedere se sono in ordine. Mi guardo allo specchio e mi metto in ordine perché in ufficio bisogna essere presentabili. Faccio la pipì perché chissà forse dopo non ho il tempo di farla quindi è meglio farla subito così mi tolgo il pensiero.
Chiudo la finestra dell’ufficio ed accendo il PC, inserisco la password e guardo la posta.
Il mio responsabile entra in ufficio in modo vulcanico e quasi sobbalzo nella sedia. “Ci sono due corsi da inserire e fare le Card”.Continua: “Possibile che il giorno 12 il docente non risulta che aveva fatto il corso?” .
Parla al telefono con una mia collega e sbraccia tutto agitato:“Questo si chiama falso in atto pubblico”.
Continua con lo stesso tono: “Ma chi può aver firmato al suo posto?”.
“E’ arrivato il caos”. Penso: “Il mio responsabile lo porta sempre con sé”.
Faccio tre bei respiri profondi, diaframmatici e prendo la cartellina del corso archiviata con ordine. A volte ci vuole poco. Basta un po’ di classificazione dei corsi e si capisce dove sta l’errore. Ripenso alla confusione che c’era in archivio prima che io arrivassi. Oggi ogni corso ha nella prima facciata della cartellina un indice del contenuto ed un richiamo al contenuto nel PC. Mi trovo a lavorare con questo ritmo fino alle ore 15.
“Forse perché non sono capace di dire di no?” Penso. “O forse sono io che esagero!”.
“Non lo so’ certo è meglio aver fatto pipì subito!”.
Risalgo in macchina felice di aver chiesto un part-time sul lavoro perché questo mi permette di vivere delle mie passioni.
Tornata a casa controllo le cassettine dei clienti, le completo con la carne biologica e telefono al mio referente di zona perché ho visto subito che mancano le arance.
“Che stufo che sono che manca sempre qualcosa!”. Borbotta.
“Per forza! C’è scritto troppo piccolo il codice nella cassetta, quindi ci si sbaglia! Bisogna attaccare un bel codice grande!”
“Si, dobbiamo farlo!” Borbotta di nuovo. “Perché alla mattina presto è facile prendere una cosa per un’altra se non è tutto chiaro”. Sento che l’errore mi crea confusione e mi fa sentire imperfetta anche se non dipende da me, quindi cerco di non pensarci e riattacco la cornetta.
Arrivano i clienti uno dopo l’altro. Questo mi fa stare bene. Invece provo molta tensione quando arrivano i clienti delle arance che mancano e il mio referente non è ancora arrivato. Mi trovo con 3-4 clienti Bioloc nel corridoio. “Non va bene! Ma
non devo andare in panico!” Mi dico, e vado in bagno chiedendo di scusarmi per un attimo.
Con dei bei respiri profondi, diaframmatici faccio un po’ di training autogeno che mi ridà quella calma che stavo perdendo e torno tra la folla. “Ci vorrebbe un bel aperitivo mentre aspettiamo l’arrivo delle arance”. La tensione ormai è svanita. Si sorride e si parla un po’ fino a quando finalmente arrivano queste benedette arance ed i clienti se ne vanno portandosi via un po’ di ansia.
 Per rilassarmi mi butto su un’altra mia passione: La cucina.
Quindi preparo la cena con quello che avevo già programmato: delle polpette di carne biologica ed un’ insalatona mista con semi di sesamo e girasole.
 Le figlie vengono a casa ad orari diversi e quindi la tavola rimane apparecchiata per ore ed ore. Siamo soli, io e mio marito, ma la cosa sembra non dispiacere ad entrambi.
E’ stata una giornata intensa, con qualche imprevisto e difficoltà da superare ma che in fondo si è conclusa bene.
Sì in fondo non è male essere Asperger!
“Noi Asperger non saremmo dei bravi organizzatori del lavoro altrui ma mi sembra che anche i neuro tipici fanno delle cappelle mostruose!” Dico a mio marito ridendo “Però la nostra precisione nel fare le cose, ed il nostro attaccamento ai nostri interessi speciali ci rendono preziosi, per quei datori di lavoro che cercano persone regolari precise ed appassionate a quello che fanno. La combinazione migliore è che il nostro interesse speciale sia il nostro lavoro”.
Buona vita a tutti!
Sasso Luigia
Orgogliosamente Asperger
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