mercoledì

Un pugno di mosche


Apro il giornale e come succede spesso ultimamente tra le pagine di cronaca leggo di articoli che parlano di suicidi a causa delle difficoltà e della crisi economica.
Civitanova Marche, coniugi si impiccano per la crisi. Lasciano un biglietto di addio: «I nostri corpi sono nello stanzino» null’altro sentivano il bisogno di dire e poi più nulla per loro.
Crisi, solitudine e difficoltà economiche, hanno ucciso anche oggi .    In questo periodo di recessione c’è tanta gente sola che non sa a chi chiedere aiuto, ma non solo per motivi economici ma anche per motivi di solitudine  e di tristezza.
Ieri a Venezia, Un altro dramma legato alla crisi : un 46enne ex imprenditore si è tolto la vita a Spinea (Venezia). Sembra che alla base del gesto ci siano  problemi economici, ma l'uomo non avrebbe lasciato alcun biglietto di spiegazione. È stato accertato, però, che aveva chiuso l'attività di termoidraulica circa tre anni fa, ma i debiti accumulati, avevano portato al pignoramento della casa e dell'azienda.
Spiegare, Perché?  Probabilmente non serve! Chi deve capire capisca!
Una settimana  fa un dipendente di una azienda di occhialeria aveva paura di perdere il lavoro, quel timore era diventato un'ossessione tale da portarlo a togliersi la vita. Vittima un 46enne di Feltre (Belluno), trovato senza vita in un boschetto nell'area di Pedavena. L'uomo si era allontanato da casa nel pomeriggio, la famiglia allarmata ne aveva denunciato la scomparsa. Lo hanno trovato dopo alcuni giorni morto ormai in stato di decomposizione. 
Ormai si parla di strage di imprenditori e lavoratori che sono stati indotti al suicidio dalle banche e dalla crisi.
La politica tace e la strage continua.
E’ passato soltanto un anno da quando Antonio,  49 anni, si è sparato un colpo alla testa dopo alcuni anni di isolamento e silenzio interrotti solo dalle telefonate delle banche e dalle lettere degli avvocati che lo assillavano per i pagamenti non eseguiti e la minaccia di una vita fallita miseramente. Finalmente si è deciso anche lui di porre fine ad una vita di sofferenze. 
  Con la stessa serenità con cui ci si alza tutte le mattine Antonio si era fatto la barba ed aveva fatto il bagno mettendosi una goccia di profumo. Poi aveva messo il suo vestito  migliore e si era guardato allo specchio.
- Ci si presenta puliti per incontrare la morte.
Era un’ alba calda di luglio quando Antonio  si era incamminato verso il cimitero dove ha salutato i suoi parenti morti e sepolti  nel cimitero a due passi da casa. Davanti alla  tomba di famiglia era riuscito a bisbigliare.
- Ci vediamo tra poco, mamma, papà, cara sorella … a fra poco, finalmente vengo anch’io a riposare con voi.
E’ salito in macchina, con lentezza, si è avviato verso la cooperativa agricola  che lui aveva fatto nascere, aveva visto crescere e nella quale aveva scelto di morire. 

Arrivato,  entra nel  magazzino con nella  mano destra il fucile e nella sinistra la  ventiquattrore piena  di pagamenti non effettuati e debiti non incassati.  Trovato un luogo un po’ in disparte  ha appoggiato il fucile per terra, si è inginocchiato e si è messo la canna in bocca. 

- Basta un colpo, - pensa - un colpo deciso e fermo e per me  è finito tutto. Morto. Per sempre morto definitivamente.
Sta per premere il grilletto quando due mosche lo distraggono e lo infastidiscono. In quel posto pieno di mele marce delle mosche  che ti girano attorno sono una cosa normale. Si appoggiano una sopra l’altra, sulla sua mano, stanche di volare o forse desiderose di fare l’amore. Sono due mosche, come tante. Lui con un gesto veloce le afferra entrambe chiudendole nel suo pugno fermo.
-          Prese - pensa tra sé e sé.
- Stupide mosche, ora siete mie prigioniere - sussurra grato al destino per questa ultima piccola rivalsa.
 - Dopo tutto questo mio lavorare assiduo, dopo tutto questo mio correre e rincorrere soldi e denaro, tempo e lavoro, fregare e farti fregare eccomi qui solo con in mano un pugno di mosche. E’ questo quello che mi merito.
Le mosche continuano impazzite a muoversi dentro la sua mano con un “Zzzz” fastidioso ed ininterrotto.
 - Cosa volete piccole mosche sporche che mangiate le mele marce e camminate sulla merda puzzolente?
 - Volete forse che vi lasci andare? Certo ! è questo che volete! Ma sapete che questo non succederà perché è arrivato il vostro momento … il momento di morire.
 - Zzzzz -  rispondono le mosche sempre più agitate.
 - Cosa volete ancora? -  sussurra alle mosche che si muovono dentro il suo pugno chiuso  
- Mi dite di farla finita vero? E’ insopportabile rimanere lì in attesa che qualcuno si decida a schiacciarti vero? – sorride ironico.
 - Perché lo dovrebbe fare?... è vero non c’è nessun valido motivo è solo la legge del più forte… mi spiace … niente di personale.
E chiude il pugno con uno strano sentimento di piacere. Poi con le mani ancora sporche del corpo schiacciato delle mosche, rivolta l’arma verso se stesso e pone fine alla sua inutile vita.
Uno sparo è bastato un solo sparo e poi silenzio. Nell’aria solo silenzio.
La sera prima Antonio  aveva salutato per l’ultima volta  sua figlia maggiore Luisa  e la sua unica nipote Eliana, ed aveva mandato un sms di addio al suo ex compagno Bruno.
La sera prima, prima di andarsene a letto per dormire la sua ultima notte dopo tanto tempo aveva pregato e aveva dato un bacio sulla fronte del Gesù crocifisso.
-          Anche a tè, te l’hanno fatta sporca quella volta! Addio mondo! Chissà se ci sarà una prossima vita che possa riscattare questa. Addio figlia! Addio Bruno amore proibito che non sei riuscito a capire la mia disperazione ma che in fondo a modo tuo mi hai amato tantissimo. Addio, e cerca almeno tu  di non farti schiacciare dagli eventi.
 Poi chiuse gli occhi, solo nel suo letto e pianse in quella sua ultima notte insonne.
Ma non disse niente. Perché non aveva più niente da dire, non c’era niente da spiegare. Cosa serve scrivere a persone che mai avrebbero capito, e che forse sapendo avrebbero fatto qualcosa per fermarti? No! Non voleva rischiare di essere fermato. Inutile spiegare la follia di una vita fatta per accumulare denaro e poi invece tutto finisce e tutto tace. Voleva che finisse tutto senza lasciare traccia. Neppure un biglietto di addio voleva lasciare dietro di sé. Voleva solo essere dimenticato il più velocemente possibile.
La sua è stata davvero una scelta. Una scelta a lungo riflettuta, preparata, accompagnata dalla stesura di un’agenda scritta in dettaglio. È proprio questo memoriale a rivelarci un percorso che nulla ha a che fare con  la crisi di un momento. La sua è un’uscita di scena consapevole, programmata  e razionale. È la decisione di una persona che ha vissuto pienamente coltivando sino alla fine le sue due  uniche passioni:  il lavoro e la politica e portando con sé il segreto di un amore che non aveva potuto rivelare a nessuno.
Questa vita maledetta, piena di menzogne, e amori impronunciabili in parte ispiratrici anche di quest’ultimo gesto.
Il suo è stato un salto nel vuoto di chi non sa adeguarsi alla legge della violenta competizione del mercato, della falsità dell’immagine da presentare al mondo e non accetta la sconfitta. Questo è stato il suo ultimo gesto.
 A un anno dalla scomparsa di Antonio, ancora ora per Bruno (il suo ex compagno) è incomprensibile  il suo gesto. Solo ora Bruno capisce perché spesso lo vedeva immerso nei suoi lunghissimi silenzi ed alla domanda:
- Cosa hai? – Lui rispondeva sempre – Niente!
 Antonio non voleva parlare del suo desiderio di assaporare con la morte la libertà da questa economia che schiavizza. Perché se è vero che non decidiamo dove e quando nascere c’è chi vuole avere la libertà di scegliere dove e quando morire.
Bruno si era accorto che Antonio alla fine della sua vita ha compiuto quel gesto estremo perché era entrato da tempo nel tunnel della depressione. Una depressione che toglie la possibilità di trovare soluzioni alternative. Bruno aveva capito che questo gesto estremo alimentato da una situazione economica disastrosa, ed ad una situazione sentimentale insostenibile era nato nella mente di Antonio e nella sua anima da tempo fragile e vulnerabile.

Bruno aveva intuito che Antonio non voleva avere la possibilità di essere aiutato ad uscire dalla sofferenza della depressione.
Così Bruno lo aveva lasciato al suo destino. Ora un grande ed ingiusto senso di colpa lo stava tormentando e non lo avrebbe mai abbandonato sino alla morte. 

Luigia.

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