venerdì

Due complici, pure sorelle!!


Felice, mi sedetti sul divano godendomi lo strano silenzio che regnava in casa. Non c’era nessuno che litigava, niente musica assordante e nessuno che chiacchierava al telefono ad alta voce .
Questa sì che era vita!
Respirai profondamente godendomi quella tranquillità. Pure Fiocco, il nostro cagnolino, era stato portato fuori dalle figlie e non mi scodinzolava insistentemente, tra le gambe, chiedendo attenzione.
Pace.
Sorrisi pensando che avrei potuto leggere un buon libro in tutto relax, oppure mi sarei potuta guardare un po’ di Internet mentre aspettavo che le figlie tornassero dalla biblioteca del quartiere.
Quella mattina mi avevano detto che dopo la scuola sarebbero andate in biblioteca per fare una ricerca. Tutte e due dovevano fare una ricerca eppure frequentavano classi diverse, con insegnanti diversi ed immaginavo compiti diversi.
Ma! Facciamo finta di crederci!
Ne ero rimasta stupita infatti, ma avevo subito espresso la mia approvazione immaginando quelle ore di calma. Marika ed Eleonora erano le mie due figlie avevano quattordici e diciassette anni e negli ultimi tempi il nostro rapporto era diventato un campo minato.
L’adolescenza era un’età difficile.

Le mie due tenere bimbe con le treccine o la coda sbarazzina erano scomparse e al loro posto mi ero ritrovata due ragazzine a volte vivaci ed a volte imbronciate e scontrose. Le mie bimbe se n’erano andate assieme al cavallo a dondolo e alle bambole che prima riempivano la loro stanza. Ha iniziato prima Eleonora a quattordici anni ad interessarsi di vestiti e cosmetici e non si staccava un attimo dal cellulare. Poi l’ha imitata Marika che studiava la sorella molto più della matematica e ripeteva inesorabilmente tutto quello che la maggiore faceva.
All’inizio di questo cambiamento Marika ci provava ogni tanto a chiedere ad Eleonora di giocare ma la risposta era sempre la stessa.
- Non voglio! Io sono grande ora, perché non vai a giocare con la mamma o con qualche tua amica?
- Ma la mamma non sa giocare! non capisce niente di quello che vuole la Barbi e poi non è neanche capace di farla sedere! Cade sempre quando la fa sedere lei.
- Non voglio ti ho detto devo andare a portare fuori Fiocco, non vedi che gli scappa la pipì?
Effettivamente Fiocco, il nostro cagnolino, scodinzolava e saltellava tutto eccitato perché aveva capito che ora toccava a lui uscire.
- Vengo anch’io.
- No! Tu no! Tu resti qui a far compagnia alla mamma. Non vorrai lasciarla da sola?.
Mettendo giù la spazzola perché aveva appena finito di pettinarsi i suoi lunghi capelli castani, si metteva una matita nera sotto gli occhi e due orecchini grandi che si nascondevano tra i capelli. Una bellezza mediterranea resa ancora più luminosa da quel glass che si metteva sulle labbra che circondavano quei splendidi denti bianchi in quella bocca che sorrideva spesso maliziosa per quella piccola donna sbocciata forse troppo in fretta.
Ogni sera assistevo sempre alla stessa scena. Avete presente la canzone “fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” ?. Uguale.
Eleonora aveva adottato lo stesso sistema solo che al posto del latte c’era il nostro cagnolino Fiocco, che inconscio della sua grande qualità di non saper parlare usciva tutte le sere gongolante.
Sorrisi tra me e me ripensando a quei comunque bei momenti.
- Magari qualcosa sarebbe cambiato prima o poi, pensai speranzosa.
Era la prima volta che le ragazze mi chiedevano di andare in biblioteca per fare i compiti e questo era già un buon segno . Forse stavano finalmente diventando persone mature.
Afferrai il mouse e sprofondai in poltrona per guardare la posta. Una mezz’oretta dopo, squillò il telefono.
Andai a rispondere un po’ seccata e distratta.
- Buonasera, - mi salutò una voce femminile.
- E’ lei la madre di Eleonora e Marika?.
Aveva fatto la domanda giusta per avere tutta la mia attenzione.
- Sì, sono io, mi dica, - risposi in ansia.
- Chiamo dalla biblioteca. Eleonora e Marika stanno disturbando tutti, qui. Ho dovuto mandarle fuori dalla sala lettura ma forse è meglio che venga a prendersele immediatamente.
- Che cosa fanno ?
- Parlano ad alta voce e si fanno beffe dei miei rimproveri. Inoltre … ecco, stanno tenendo un comportamento inappropriato con due ragazzi.
- Arrivo subito.
Presi le chiavi della macchina e uscii di casa furiosa.
- Ma come vanno d’accordo quando devono combinare disastri! Che stupida che ero stata a fidarmi di loro, - pensai mentre raggiungevo la biblioteca.
Le ragazze da ormai qualche anno avevano iniziato a crearmi problemi. “E’ l’adolescenza” Mi dicevo “Passerà… speriamo che passi velocemente!”
Sono bastati cinque minuti per arrivare! La mia seicento bianca funziona bene ancora ed ha capito quando deve correre!
C’era una signora a una scrivania all’entrata.
- Buongiorno, sono la mamma di Eleonora e Marika – mi presentai, vergognandomi un po’.
- Le sue figlie sono fuori nel cortile, - rispose la donna con aria di disapprovazione, mentre mi indicava la direzione in cui andare – Le ho mandate fuori perché continuavano a disturbare.
Annuii e tirai dritto, seguendo il suono delle risatine di Eleonora, che avevo riconosciuto.
Quello che vidi due secondi più tardi mi fece salire il sangue alla testa e se fossimo stati a casa avrei sicuramente iniziato a urlare.
Le ragazze erano sedute con sulle ginocchia un PC portatile e stavano guardando un sito di gossip. Marika cercava di accendere una sigaretta e rideva ed Eleonora era appollaiata in braccio a un ragazzo che gli cingeva la schiena con un braccio.
Mi davano le spalle, quindi non mi avevano ancora visto entrare nel cortile.
Una loro amica, che era girata verso di me, invece mi vide e cercò di avvisare Marika, ma ormai era troppo tardi.
Beccate!!
- Hai da accendere? – domandai a voce alta.
Il mio sguardo però era già acceso ed il mio corpo diffondeva scintille da tutte le parti.
Marika ed Eleonora fecero un salto per lo spavento.
Marika buttò via la sigaretta velocemente ma troppo tardi.
- E’ ora di andare. Raccogliete la vostra roba! - ordinai.
Si infilarono in fretta la giacca, nervose. Fissai entrambe con uno sguardo minaccioso.
- Non ti voglio più vedere con una sigaretta in bocca, Ci siamo capite?
- Va … va bene, - balbettò lei – è stata Eleonora a darmela.
- Brava furba! – E’ un anno che fumo e mamma non mi ha mai beccata – Tu furba come un coiote ti accendi una sigaretta e ti becca subito! Ma ci sei ? o ci fai? .
- Eleonora stai peggiorando sempre di più la situazione! – la rinbeccai.
- Ma una sorella scema mi dovevi fare? – e pure spiona! – aggiunse.
- Non riesco neanche a dirvi quanto mi avete delusa. Io mi sono fidata di voi, - le rimproverai aspra.
- Marika iniziò a piangere.
- D’ora in avanti farete i compiti sul tavolo in salotto, dove posso tenervi d’occhio, - aggiunsi.
- Non siamo due bambine, mamma – protestò indignata Eleonora. – Non puoi fare questo.
- Non vorrei trattarvi come due bambine, ma voi non mi lasciate altra scelta.
- Mi stai rovinando la vita ! – si lamentò Eleonora ed io non capivo se quell’espressione era riferita a me o a sua sorella.
Rimasi sveglia a lungo quella notte chiedendomi se per tutti fosse così duro essere genitore. Ero separata da quando quelle due complici ribelli frequentavano le elementari. A quei tempi fare la madre ed anche il padre mi sembrava più facile. Dove erano finite quelle dolci creature?
L’adolescenza me le aveva portate via. Amavo le mie figlie come prima, ma c’erano momenti che mi facevano sentire una fallita come genitore.
Come insegnare alle mie ragazze le regole e i valori nei quali credevo senza che la nostra casa diventasse un campo di battaglia?
L'ho capito con il tempo.
Nei giorni successivi  i problemi non sono mancati ma forse è cambiato il mio atteggiamento verso di loro.
Eleonora e Marika sono rimaste due adolescenti alla ricerca di se stesse. Ma adesso ho deciso di trattarle da persone mature anche se a volte mi chiedo se lo siano.
Nei giorni successivi infatti ho aperto il mio cuore alle figlie e le ho coinvolte nella gestione famigliare trattandole da adulte e non più da bimbe come facevo prima. Da quando il mio comportamento è cambiato hanno iniziato a crescere, regalandomi la cosa più bella che ci sia: l’amore e la serenità familiare.

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