venerdì

Le 10 cose più importanti da semplificare nella vita

Negli ultimi mesi sento sempre più la necessità di dare una scossa alla mia vita, di alleggerirla da tanti fronzoli, da tanti fardelli che segnano la mia giornata, i miei impegni, i miei programmi e obiettivi per il futuro.

Sento forte il bisogno di sentirmi più libera, avere più tempo libero da dedicare alla famiglia, a me stessa, alla cultura, ai viaggi.
Gestire la casa, la spesa, il lavoro e tutto il resto è necessario: ma si può trovare il modo per fare tutto in modo più semplice. Su questo punto voglio concentrarmi da oggi in poi. Obiettivo: semplicità.
Come fare? Ci sto lavorando, sto leggendo, sto pensando, sto identificando i punti chiave della mia esistenza da cambiare, per sentirmi più libera.
In questo mio percorso, che è solo all’inizio, sto seguendo l’esperienza di Joshua Becker, che un sabato pomeriggio del 2008, mentre mette in ordine per l’ennesima volta il suo americanissimo garage – senza trovare il tempo per giocare con suo figlio di 5 anni – dice “basta”: “my belongings were not adding value to my life. Instead, they were subtracting from it”  (“le cose che possedevo non stavano dando valore aggiunto alla mia vita, al contrario, lo stavano riducendo”).
Da quel sabato pomeriggio Joshua e sua moglie hanno deciso di dare una svolta alla loro vita, trasformandosi da forti consumatori a minimalisti. Il loro percorso è tutto raccontato nel blog “Becoming Minimalist“, e in alcuni libri, dove raccontano come vivere con meno li ha resi più liberi e più felici.
Uno dei primi post che ho letto di Joshua Becker mi ha ispirata molto e da questo sono partiti i miei ragionamenti minimalisti. L’ho tradotto per voi e un po’ rivisto con mie considerazioni: ecco allora le 10 cose più importanti da semplificare nella vita, secondo Joshua Becker:

I beni materiali

Troppi beni materiali complicano la nostra vita più di quanto possiamo immaginare: drenano il nostro conto in banca, la nostra energia e la nostra attenzione. Ci tengono lontani dalle persone che amiamo e ci impediscono di vivere una vita basata sui nostri veri valori. Chi decide di eliminare i beni non essenziali dalla propria vita, non se ne pente mai.

Gli impegni di tempo

Le nostre giornate sono piene di impegni: lavoro, casa, attività per bambini, eventi, hobby … l’elenco potrebbe continuare. Quando possibile, liberiamoci dagli impegni che non sono in linea con i nostri valori più grandi.

Gli obiettivi

Riduciamo il numero di obiettivi cui stiamo puntando a uno o due: potremo migliorare la nostra concentrazione e il nostro tasso di successo. Facciamo una lista delle cose che vogliamo realizzare nella vita e scegliamo le due più importanti. Solo quando ne abbiamo realizzata una,  aggiungiamone un’altra all’elenco.

I pensieri negativi

La maggior parte delle emozioni negative sono completamente inutili. Il risentimento, l’amarezza, l’odio e la gelosia non hanno mai migliorato la qualità della vita di nessuno.
Assumiamoci la responsabilità dei nostri pensieri: dimentichiamoci ciò che ci ha fatto male in passato e sostituiamo i pensieri negativi con quelli positivi.

I debiti

Se il debito ci tiene sotto pressione, riduciamolo. Da subito. Facciamo il possibile per uscire dal peso del debito: sacrifichiamo il lusso oggi per godere della libertà domani.

Le parole

Usiamo meno parole. Facciamo discorsi semplici e chiari, dando un significato vero a quello che diciamo. Evitiamo il gossip.

Gli ingredienti artificiali

Evitiamo cibi ricchi di grassi, cereali raffinati e cibo junk. Minimizzare questi alimenti migliorerà il nostro livello di energia a breve termine e la salute a lungo termine. Per quanto possibile riduciamo il consumo di medicinali, per consentire al corpo di guarire da solo e naturalmente, senza creare dipendenze.

Il tempo davanti allo schermo

Troppa attenzione a televisione, cinema, videogiochi e tecnologia influenza la nostra vita più di quanto si pensi. I media “riorganizzano” i nostri valori e dominano la nostra vita.
Hanno un profondo impatto sul nostro atteggiamento e le nostre prospettive. Purtroppo, quando si vive in quel mondo costantemente, non ci si accorge neppure di come ci stanno influenzando. L’unico modo per apprezzare appieno la loro influenza nella nostra vita è spegnerli!

Le nostre connessioni

I rapporti con gli altri sono positivi, ma possono essere un costante flusso di distrazione. Impariamo a spegnere cellulari e iPad, disconnettiamo Facebook, non leggiamo notifiche e testi. Focalizziamoci sulle cose importanti, non solo sulle urgenze del momento. Il flusso costante di distrazione che ci giunge da altre persone può farci sentire importanti, necessari, o desiderati, ma sentirsi importanti e realizzare cose importanti sono cose completamente diverse.

Il multi-tasking

Secondo le ultime ricerche, il multi-tasking aumenta lo stress e riduce la produttività. Al contrario il single-tasking sta diventando un’arte rara, da imparare. Gestiamo una cosa alla volta. Facciamola bene. Quando abbiamo finito, passiamo alla successiva.

Pronte per semplificarvi la vita?

martedì

Io non compro più pane industriale ma il pane me lo faccio io in casa!

E' trascorso ormai  un anno che Raffaele, mio marito, mi ha regalato la macchina per fare il pane econ immensa soddisfazione ora  mi faccio il pane in casa.
Chiaramente quando si risparmia denaro in questo modo, si penalizza il proprio tempo: bisogna partire dalle materie prime, e quindi dedicare almeno un’ora (o anche due ore) al giorno per cucinare, trovare gli ingredienti, pulire le verdure, fare il pane in casa… Ma del resto con un budget ridotto non si può pensare di comprare alimenti pronti, che poi, se proprio vogliamo, non fanno nemmeno così bene.
Partiamo dalle basi, per esempio facendo il pane in casa.
Per preparare un chilo e mezzo di pane fatto in casa ci occorrono: 1 kg di farina tipo 00, 20 grammi di sale, circa 400 grammi di acqua tiepida e 30 grammi di lievito di birra fresco. Più è lunga la lievitazione, più sarà soffice il pane. Ora ho iniziato ad usare anche il lievito madre che vi assicuro lievita benissimo.
Inoltre ne faccio ogni volta una abbondante quantità in modo da metterlo nel congelatore e tirarlo fuori quando serve.

Biscotti senza burro al cacao

Fatti con le mie mani!!!
Buonissimi in 10 minuti di forno a 180°
Un impasto semplice fatto di farina integrale, lievito e zucchero di canna. Mescolare quindi con miele acqua e cacao. Infornare e voilà!

lunedì

Conservazione in salamoia

Una conservazione molto sana e naturale è la conservazione in salamoia.
Mondare le verdure, sbucciarle e tagliarle a cubetti se si pensa di usarle per l'insalata russa, a pezzi più grossi se si impiegheranno come contorno misto. Distribuirle in vasi piccoli e premere o battere i vasi in modo che non restino spazi vuoti. Far bollire per 5 minuti acqua e sale  (100 grammi di sale per litro d'acqua).

Lasciar raffreddare e coprire le verdure arrivando a un dito dal bordo. Chiudere e sterilizzare per 20 minuti. Lasciar raffreddare nell'acqua della sterilizzazione e conservare in un luogo buio, fresco e asciutto.

Prima dell'uso, è bene sciacquare le verdure e asciugarle se si pensa di usarle per l'insalata russa, sciacquarle e procedere con la preparazione se si vuole invece adoperarle per fare una zuppa o un contorno misto.

 Il grande vantaggio di questa semplice giardiniera lo si ha d'inverno, perché consente di preparare saporiti piatti "estivi" in pochi minuti.

Io non compro più lievito per pane o lievito per dolci perchè uso il lievito madre

 In questa epoca di crisi sono molte le donne come me che cercano di arrangiarsi e preparare in casa alcuni alimenti diventati troppo costosi per il bilancio familiare ma pensando anche a tutti gli additivi che ci mettono dentro per niente sani e naturali.
Autoprodurre  è sì un buon modo per risparmiare ma anche un modo per dare benessere alla famiglia. Il pane è senz’altro uno di questi ma la pasta madre è comunque utile anche per preparare dolci di stagione come panettoni, pandori o colombe o la buonissima torta di mele e amaretti fatta l’altra sera ed ormai quasi finita.
La pasta madre, detta anche pasta acida, oltre che lievito naturale lievito madre, nell’immaginario collettivo è assimilato ad una sorta di blob appiccicoso, dal comportamento tanto imprevedibile da spaventare chiunque.
Con una buona dose di pazienza e comprendendo a fondo i meccanismi che ne regolano la fermentazione, si può ottenere, in realtà, un buon composto, sano e attivo per decenni.
La preparazione classica della pasta madre comincia da un impasto acido spontaneo ottenuto con la lievitazione, innescata in un impasto di farina e acqua: questo impasto deve essere lasciato acidificare spontaneamente, permettendo così lo sviluppo di varie specie di batteri.

Ingredienti dell’impasto per preparare la pasta madre.

§  200 gr di pasta acida
§  200 gr di farina integrale o di manitoba tipo 0
§  100 ml di acqua tiepida
Per me è stato molto facile poiché mi è bastato farmene dare un po’ (circa 200 gr. ) da un caro amico che aveva appena fatto il “rinfresco”. Si capiva anche dal profumo, sprigionava un gradevole profumo d’aceto.
 Ho preso quindi quel
 lievito madre e l’ho conservato in frigo per 5/6 giorni.
Trascorso questo tempo, è necessario rinfrescarlo di nuovo, con la stessa procedura che mi aveva spiegato il mio amico.
Ho pesato l’impasto (200 gr.) e aggiunto  la medesima quantità di farina e il 50% dell’acqua indicata nelle dosi (100 ml)
L’ho lasciato per 6 ore a temperatura ambiente, sempre ricoperto dal panno umido e dalla pellicola, per poi riporlo nuovamente in frigo.
Per poter conservare il lievito madre negli anni, occorre ripetere per sempre il rinfresco ogni 5/6 giorni.

Ed anche questa autonomia è stata raggiunta.

Alimentazione del cagnolino

Bellissima giornata ieri, io e Raffaele abbiamo festeggiato il compleanno di mia cognata e mio cognato.
Siamo andati a mangiare con dei loro amici e parenti (io e Raffaele eravamo tra i parenti!:-)) e casualmente mi sono trovata seduta con donne della mia età che avevano le mie stesse passioni ed hobby.
Ho raccontato di Fiocco il mio cagnolino con il quale mi trovo ultimamente ad affrontare un problema di allergia alimentare  << continua a leggere>>

venerdì

Riprendiamoci la nostra libertà … che si traduce anche in felicità del non comprare.!

Io sono una sostenitrice, a modo mio, di un certo stile di vita, e penso che non comprare cose inutili è un modo per votare, per esprimere un giudizio politico, etico, morale.
Questo è il mio modo di dire no alla corsa al consumismo compulsivo, risultato di una società che si annoia da morire.
Questo è il mio modo di dire basta a chi definisce se stesso una persona di valore in base al valore di cio' che compra.
E’ il mio modo di dire basta ad una società fatta di persone che comprano per passare il tempo, per placare l'ansia, per soddisfare desideri indotti, per sentirsi viva e libera.
Cerco quindi, passo dopo passo di proseguire il cammino della ricerca di eliminare le cose inutili da comprare. E’ ormai un anno intero, che ho l’obiettivo di acquistare il meno possibile.
E’ un giorno dedicato al “non acquisto”. Si decide per un giorno di non acquistare prodotti non di prima necessita, e di estendere questo giorno ad un anno intero. Un anno di non acquisto. Niente cose inutili ma anche niente libri, film, concerti e niente vino, ma anche niente cotton fiock.
Certo! Ti chiederai " Ma i cotton fiock sono un lusso o una necessità?”
Ma che lusso!... Sono una caz …zata (scusate volevo dire stupidaggine) .
 Insomma, si passa dal condivisibile obiettivo di staccarsi dalla mania ormai consolidata di concedersi il quotidiano acquisto inutile, giusto per il gusto o l'abitudine di farlo, all'estremo opposto.
Noi ex consumatori incalliti siamo arrivati alla necessità di mantenere fede ad un obiettivo:
“quello di non comprare”.
Già sto sperimentando questo nuovo stile di vita.
Sono passata da orgogliosa programmatrice dello sciopping, a trasformarmi  a tratti in una donna insicura e piena di complessi di inferiorità (faccio tutto questo solo per risparmiare? … ci credo veramente? ).
Si, perchè ci sono momenti in cui la mia  forza si trasforma in insicurezza, sotto la pressa del giudizio degli altri. Il fatto è che le persone sono talmente immerse nella convinzione di continuare ad essere consumatori incalliti e inconsapevoli che neanche si rendono conto di essere schiavi di un sistema che li obbliga a desiderare/comprare/consumare.

Quindi chiunque si ponga in modo critico davanti a questo assunto viene guardato con sospetto. E' un pazzo? Un reazionario? Un tirchio? Un poveraccio?

-         Si perchè non puo' esserci altra ragione se non compri.
Insinua la tua più cara amica.
-         Oppure  sei diventata una puritana.
Cerca di persuaderla l’altra, sempre dolce e cara amica del cuore che ti guarda con preoccupazione!
-         Tu cara Luigia ormai sei una di quelle che vedono nel non-acquisto i valori dell'austerità e della frugalità tipici di un certo cristianesimo di bassa lega, e lasciamelo dire è una cosa anche un po’ da squilibrati che si divertono  a criticare il mondo in cui vivono!
-         Cosa c'è che non va nel mondo in cui viviamo?
Mi chiedono entrambe con visibile ansia.
-         Ma si! Diciamolo pure tra noi che ti vogliamo bene: In questo sei una rivoltosa!
-         Se nessuno comprasse dove andremo a finire ? … lo dicono anche in televisione che l’economia gira in questo modo!
-         Per me… sei semplicemente una donna avara, una talmente attaccata ai soldi che dà motivazioni intellettuali per una scelta di dubbia moralità, ma in verità la tua è spilorceria, oppure sei semplicemente una che di soldi non ne ha quindi è inutile che ti  dia pena su come spenderli…
Certamente con delle amiche del cuore così un po’ di insicurezza ti viene!... oh no?

La speciale categoria di chi si rifiuta di comprare l'inutile

Bene, si da il caso che ci sia anche un'altra categoria oltre a quella descritta sopra dalle mie care amiche che è quella di cui sento di far parte anch’io  e non solo io.
Si tratta di un gruppo di persone che si sono stancate degli eccessi del lavoro full-time (lavoro, guadagno quindi spendo), degli stress della vita cittadina (guadagno quindi mi posso permettermi un appartamento in centro) e che decidono di fare un passo indietro, in molti modi diversi, ma tutti accomunati dalla ricerca di uno stile di vita meno dispendioso, meno dipendente dalle scadenze e dai doveri della società e quindi anche meno stressante.
Ho conosciuto persone che hanno venduto la loro casa e sono andate a vivere in campagna.
Riprendetevi i vostri soldi!!!
Persone che smettono di andare in macchina, altri che decidono di lasciare un lavoro full-time e si accontenta di uno stipendio inferiore in cambio di ore in più per godersi la vita. Non è necessario privarsi totalmente del potere di acquisto per capire quanto ne siamo condizionati inconsapevolmente, basta solo guardarci intorno per vedere l'orgia collettiva del consumismo, che ha sempre meno a che fare con il piacere e sempre di più con la schiavitù.
Ci hanno fatto credere che i soldi danno la felicità e noi ci siamo cascati!!

Ora in modo più consapevole riprendiamoci la nostra libertà … che si traduce anche in felicità del non comprare.!

mercoledì

Conserva di peperoncino piccante

Ho realizzato questa mia  conserva di peperoncini piccanti semplici e assolutamente da provare.
Mi hanno regalato dei peperoncini  poiché sanno che sono amante dei cibi dal gusto saporito e voglio  avere sempre a disposizione una scorta di bruciante condimento. Spesso, passata la stagione dei peperoncini, rimpiangevo di non averli a disposizione da utilizzare nelle mie pietanze. Oltre a conservare il peperoncino fresco direttamente nel congelatore, (come ho fatto in passato) vi proponiamo questa ricetta per confezionare dei barattoli di peperoncini piccanti da tenere in dispensa, e anche da regalare ad amici e parenti.
Ingredienti per la conserva di peperoncini piccanti 
·                         300 grammi di peperoncini piccanti freschi e sodi
·                         500 ml di olio extravergine di oliva
·                         Sale grosso q.b.

Preparazione

1.                              Cominciamo col dire che è meglio, per tutti i passaggi della ricetta, utilizzare un paio di guanti in lattice, quelli usa-e-getta andranno benissimo, così da evitare che la capsaicina contenuta nei peperoncini rimanga sulle mani a svolgere la sua azione irritante (anche per giorni).
2.                              Pulire con un panno pulito i peperoncini, strofinandoli senza metterli sotto l’acqua. Se sono molto sporchi si può inumidire il panno, ma i peperoncini devono poi essere asciugati perfettamente.
3.                              Tagliare in due ogni peperoncino nel verso della lunghezza, in modo da ottenere due metà perfettamente speculari.
4.                              Stendere un canovaccio pulito in uno scolapasta, spolverare una manciata di sale, porre uno strato di peperoncini piccanti, ricoprire con altro sale e continuare alternando i due ingredienti fino a terminare gli strati (finire con il sale).
5.                              Piazzare su questo cumulo un peso su di un piatto: bisogna ottenere una pressa (io ho usato una pentola a pressione piena d’acqua). In questo modo il sale e il peso favoriranno la fuoriuscita dell’acqua in eccesso nei peperoncini. Mettere nel lavandino per raccogliere l’acqua che sgocciolerà. Fare riposare in questo modo per tutta la notte.
6.                              Passato questo tempo, togliere il sale dai peperoncini aiutandovi con della carta da cucina, ma non utilizzare acqua.
7.                              Adagiare i peperoncini in vasetti perfettamente puliti e sterilizzati, e ricoprirli con l’olio. L’olio deve sempre coprire totalmente i peperoncini, per evitare la formazione di muffe che renderebbero inutilizzabile la nostra conserva, quindi mano a mano che usate la conserva, ricordate di aggiungere dell’olio.
8.                              Mettere a riposare i barattoli di conserva in luogo fresco e asciutto, e cominciare a consumarli dopo almeno due settimane.

9.                              Se si preferisce usare i peperoncini secchi, basta metterli direttamente nell’olio dopo averli sminuzzati o tritati grossolanamente, a seconda del gusto.

Deodorante naturale fai da te

Ecco cosa serve per farvi in casa un deodorante naturale fai da te con gli ingredienti ed il procedimento spiegato passo passo in modo molto semplice.
Alcuni studi scientifici avrebbero messo in evidenza i rischi collegati all’insorgere di tumori al seno e di alcune malattie neurologiche per la presenza dei conservanti come i parabeni, mentre sostanze come triclosan ed etanolocon funzione antisettica hanno dubbi effetti.
Sono davvero sicuri i deodoranti che acquistiamo nei supermercati? O possono danneggiare la nostra salute?

Bisogna fare attenzione anche ai deodoranti con forte azione antitraspirante, perché è proprio attraverso la traspirazione il nostro organismo elimina le tossine e impedire questo processo può provocare, con il tempo, un accumulo a livello ghiandolare e costituire un primo passo verso la formazione di cellule tumorali.
Altre sostanze pericolose sono l’alluminio e lo zirconio (sull’etichetta sono indicati comealuminiumzirconiumtetrachlorohydrex aluminium chlorohydrate), perché sospettate di ostruire la traspirazione e restare in circolo nel nostro organismo.
Per ovviare a rischi alla salute, per evitare di introdurre nel nostro organismo sostanze chimiche, possiamo fare una scelta ecologica e fai-da-te, come ricorrere ai deodoranti naturali oppure produrceli a casa.
Un buon rimedio è il bicarbonato, perché antisettico e battericida.
Io ho fatto così:
In un contenitore spray ho diluito 4 cucchiai di bicarbonato di sodio in 250 ml di acqua distillata. Ho atteso almeno 1 ora che la polvere si depositi sul fondo.
Ho messo alcune essenze profumate come la lavanda ed il tea tree, che sono antibatterici, la menta che è rinfrescante, mentre altri, palmarosa, salvia sclarea e limone hanno proprietà deodoranti.
Ora basta spruzzare sulle ascelle ma anche sulle piante dei piedi.

Facile, no?

martedì

La mia bicicletta pieghevole

Arrivata al furto della mia ennesima bici mi sono decisa di acquistare una bici pieghevole.
 Ho imparato un po’ di cose in seguito ai furti subiti ed ora dopo l’ennesimo, che ormai non denuncio più visto che i carabinieri non provano neanche  a cercare di ritrovare le bici. Così dopo aver chiesto ad alcuni miei compagni di viaggio in treno l'utilità del mezzo ne ho trovata una usata cercando su Internet.
 Bellissima! Sembra nuova . La piccola esperienza di questi due mesi fatti su e giù per i treni con la mia bici, vi può aiutare a togliere (o a far venire) qualche dubbio sull'acquisto vista (la bassa diffusione delle bici pieghevoli). C'è una grande curiosità su questo nuovo/vecchio mezzo di trasporto che spesso lascia ambito a idee non sempre corrispondenti al vero (me ne accorgo da molte domande che ricevo quando giro con la mia bici verde acceso).
Ho pensato quindi di condividere questo post, sperando sia di utilità per chi sta pensando di fare questa scelta. Per prima cosa credo sia utile mettere nero su bianco i molti vantaggi che una bici pieghevole ha. Elencando anche i limiti così da avere un quadro completo della situazione.

  •  Trasportabilità.  A seconda dei modelli una bici pieghevole è facilmente stivabile nel bagagliaio di una macchina (in alcuni casi anche piccola) per spostarsi ogni giorno in città o nei week-end. Quasi tutti i modelli di pieghevole sono facilmente caricabili su un treno. Senza problemi su quelli a lunga percorrenza, con un minimo di accortezza anche su quelli da pendolari (nei vecchi treni le porte sono strette e la bici bisogna piegarla bene per farla passare). Inoltre attenti alle fermate intermedie, se non la tenete sott’occhio o non l’avete legata. Con una bici pieghevole si può evitare il divieto e caricare bici su Metropolitane e Tram anche nelle ore di punta e ci si può muovere agevolmente su lunghi tragitti urbani con intermodalità. Per finire alcuni modelli consentono il trasporto anche come bagaglio a mano in aereo, tutti come bagaglio in stiva senza ricorrere allo sportello “bagagli straordinari”.
  • Custodia. Essendo pieghevole e scendendo quindi a dimensioni ridotte, la bici pieghevole è facilmente riponibile in quasi ogni spazio. Si può tenere in appartamento evitando sia l’esposizione ai fattori meteorologici sia i rischi di furti o danneggiamento in strada o cortile. Io la tengo in cantina per non avere la difficoltà di fare le scale tutte le volte che la porto a casa. Se maneggiata con intelligenza ed educazione di solito è ben accetta nei ristoranti, bar o negozi. Consentendo di tenerla accanto a sé e limitando o eliminando i momenti in cui è lasciata incustodita. Spesso le operazioni di piega (anche parziale per un veloce caffè al bar) sono molto più rapide che quelle di incatenamento.
  •  I vantaggi dati dalla taglia o da altri fattori. Le ridotte dimensioni hanno come primo effetto quello di esaltarne la leggerezza e manovrabilità. Le bici pieghevoli solitamente pesano tra i 10 e i 15kg, ancora più di una bici da corsa in carbonio, ma meno di quasi tutte le bici “normali”. Le ruote di dimensioni contenute, seppur compromettendo in minima parte la stabilità e la velocità, consentono (specialmente nei tragitti urbani) una grande facilità di curva, manovra e passaggio in mezzo al traffico.
  •  Tendono a confondersi meno con le altre bici e si prestano facilmente a diventare strumenti di aiuto alla vita quotidiana, potete usarle anche come carrelli della spesa o seggiolini sui mezzi pubblici o per trasportare valigie o pesi lungo gli spostamenti. Per finire può diventare mezzo di trasporto di nuove forme di turismo smart e sostenibile, per lunghi viaggi su due ruote o per un week-end per borghi o città da girare in lungo e in largo con comodità.

lunedì

Forse questa è libertà!.

Mi trovo qui a guardare le foto del passato e mi torna alla memoria la Luigia di 15 anni fa . Quante manifestazioni ho fatto per chiedere diritti non ancora ottenuti. Ho tra le mani una foto dove si manifestava contro la politica alla quale dicevamo 'Svegliatevi’ ed eravamo andati a Roma con un casino di sveglie.
Una delle tante bellissime esperienze . Purtroppo, inconcludente!
La crisi economica, ambientale e sociale paiono dar ragione a quelle persone che dicevano che non serviva a niente fare tutto questo. E oggi, sappiamo che la strada da percorrere deve essere un’altra. Per sopravvivere è necessario stringere alleanze e cambiare priorità, andando oltre la società dei consumi e verso la società della produzione di valori e di relazioni sociali.
 Allora eravamo ragazzi/e che fronteggiavano gli scudi della polizia in tenuta antisommossa. Nella foto sembravamo voler spiegare le nostre ragioni. Era l’estate del 2000, a Roma. Quei ragazzi e ragazze e tutte le persone che erano scese in piazza manifestavano in realtà non contro qualcosa, non per se stessi, ma per tutti: avevano avuto la capacità di muoversi contro, una profonda ingiustizia che è la mancanza di diritti nel mondo .
Provavo una profonda inquietudine per quella cieca incapacità di garantire un futuro di uguaglianza, e perciò la contestavo. Avevo ragione: dal 2000 a oggi la ricchezza globale è più che raddoppiata, ma il 94% di questa è in mano al 20% della popolazione. Oggi lo 0,7% degli abitanti del Pianeta detiene il 44% delle risorse, mentre il 70% più povero ha in mano meno del 3%. La chiamate giustizia?
 Meno di 10 anni dopo il sistema economico, quel modello di globalizzazione, è andato in crisi. Una stagione, iniziata con la caduta del muro di Berlino e caratterizzata da governi neoliberisti, è finita.
 La globalizzazione intesa come pura espansione trainata dalla finanza, dalle nuove tecnologie, da una soggettività fortemente individualistica e consumistica, ha esaurito la sua storia. Lasciando macerie. Molti di noi hanno vissuto una fetta rilevante della propria vita in un’epoca in cui sembrava plausibile che tutto crescesse all’infinito.
 Il mito è che questo avrebbe portato opportunità e benessere per tutti. Ma il mito era falso: l’aumento delle opportunità ha portato squilibri nella distribuzione delle ricchezze, e questo, oltre che un problema sociale (e morale), è un problema di carattere economico. Oggi -dopo esserci fatti scarrocciare dalla corrente, incautamente fiduciosi per 20 anni- siamo nel mezzo di un mare che non conosciamo, senza sapere bene dove andare, né come.
 La politica ha perso il timone, oggi sta solo cercando di sopravvivere sapendo che prima o poi crollerà tutto e cerca di allontanare il crollo il più possibile ma ci sarà … di questo molti come me ne sono consapevoli.
 E non serve nemmeno che siano state ormai smascherate le grandi multinazionali, che si fanno beffe della retorica del “libero mercato” e dominano l’economia influenzando prezzi, volumi, qualità senza che le autorità pubbliche abbiamo sufficiente conoscenza di come lavorano e delle merci e servizi che forniscono.
 Per sopravvivere bisognerà saper stringere alleanze e cambiare priorità, andando oltre la società dei consumi e verso la società della produzione di valore. In questi ultimi 15 anni si sono sciolti tutti i legami, le relazioni tra le persone, perché frenavano l’espansione. Oggi bisogna riscrivere i legami, rimettere mano al nostro modo di stare insieme. Il cambiamento, come in tutte le grandi fasi storiche, riguarda ciascuno di noi.
Uno dei padri della sociologia, Max Weber, diceva che sono gli “spiriti” a muovere l’economia. Lo spirito è soffio, vita, capacità di animare la materia. Il nostro interesse è lo spirito di una “nuova” economia.
 Oggi donna non più giovane ho perso quell’insofferenza e quella rabbia ma non di certo il coraggio di fronteggiare il potere. Oggi sono ancora qui, magari con qualche acciacco, ma non ho perso quello spirito ho cambiato semplicemente metodo.
Oggi credo nell’autoproduzione, nella relazione fra le persone, nella decrescita felice, nel liberarsi dalla schiavitù del consumismo e del correre inquieta verso nuove spese per poi possedere per pochi giorni e quindi buttare.

Oggi mi sento più libera e consapevole di ciò che vale o non vale nella vita. Forse questa è la vera libertà.
QUESTO BLOG NON E' UNA TESTATA GIORNALISTICA: VIENE AGGIORNATO CON CADENZA CASUALE A SECONDA DEGLI UMORI DELL'AUTRICE. PERTANTO NON E' E NON VUOLE ESSERE UN PRODOTTO EDITORIALE, AI SENSI DELLA L. 62 DEL 07.03.2001, BENSI' UN SEMPLICE DIARIO PERSONALE E CONDIVISO DI CHIACCHERE IN LIBERTA'. Ogni persona o luogo citato nei post/racconti del diario è da considerare frutto di fantasia e se corrisponde a persone o fatti accaduti ciò è puramente casuale.