Interessi del 10 per cento a settimana, la casa ereditata dai genitori e quella comprata come investimento già andate in fumo. Ora era il momento della casa dove abitava ed era il momento di diventare sempre più poveri. Moglie casalinga, 3 figlie, un figlio di 10 anni e lui, un tempo uomo di successo, ed ora uomo fallito in mano agli usurai. Il "giro" dei prestiti degli usurai è uno dei pochi “giri” che sono cresciuti con la crisi .
Quando le luci del paese cominciano ad affievolirsi e le serrande della cooperativa agricola si abbassano, arrivano loro. Sono anni ormai che gli strozzini lo minacciano.
Entrano,
fanno un cenno di saluto, si avvicinano e si prendono tutto quello che possono.
Lasciando solo l'indispensabile per sopravvivere fino alla settimana successiva
quando si ripresentano.
Lui
ormai irrimediabilmente finito nella morsa dell'usura stava per vendere
l’ultima cosa che gli era rimasta: la casa dove abitava e che lui stesso aveva
costruito con una vita di sacrifici.
Domani
sarebbe stato il giorno della firma che avrebbe segnato la fine di tutto e buttato
tutti sulla strada. NO! Non poteva fare questo! Solo lui se ne sarebbe andato
lasciando almeno un po’ di speranza di ripresa.
Così
è stato.
Non
ha firmato ed ha preferito morire.
Un
male che non guarisce, quello dell’usura. Una strada senza ritorno od
inversione di marcia che nel Veneto colpisce ogni anno almeno mille persone fra
commercianti e imprenditori.
Ma
le statistiche non raccontano nulla. Le statistiche non raccontano la
sofferenza che ci sta dietro ad ogni fallimento.
Magari
servono a disegnare una cornice che la crisi sta facendo diventare ogni giorno
più nera, se è vero che un terzo di quelle persone - imprenditori, liberi
professionisti, negozianti o artigiani che siano - che finiscono in
"sofferenza" con la banca, sono costrette a chiedere aiuto agli
strozzini.
A
volte, proprio dopo avere raccolto il suggerimento dell'amico direttore di
banca. «Non possiamo più aiutarti, ma conosco qualcuno che può darti una mano».
A
volte, dopo essersi confidato con il proprio amico in politica.
Piegato
dai debiti e terrorizzato da quello che gli avrebbe potuto riservare il futuro,
succede che a volte si accetta la proposta. Il giro vorticoso di denaro raggiunge
spesso quote impensabili. Con interessi che superano la soglia del 10 per cento
a settimana. Assegni, titoli, cambiali, rate che scadevano e un buco da 1,5 miliardi
di lire. Impossibile da ripianare se non mettendo in mano la cooperativa al
cravattaro di turno.
In
auto, nei campi, nel suo studio, mio padre è stato minacciato più volte: “Se
provi a dirlo a qualcuno muori”.
Ma
questo non gli faceva paura anzi ormai lo desiderava intensamente.
“Sappiamo
tutto di te, dove vivi, dove vivono le tue figlie ed i tuoi parenti, li uccidiamo”.
Percosso
ancora, gli avevano già rotto un braccio.
Se
domani non avesse saldato il conto gli
avrebbero sequestrato il figlio di 10 anni, “per iniziare”.
Fu
così che decise di farla finita e lunedì
19 luglio invece di firmare si
sparò in bocca e si lasciò andare in un’ aldilà che sperava migliore.
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