lunedì

Forse questa è libertà!.

Mi trovo qui a guardare le foto del passato e mi torna alla memoria la Luigia di 15 anni fa . Quante manifestazioni ho fatto per chiedere diritti non ancora ottenuti. Ho tra le mani una foto dove si manifestava contro la politica alla quale dicevamo 'Svegliatevi’ ed eravamo andati a Roma con un casino di sveglie.
Una delle tante bellissime esperienze . Purtroppo, inconcludente!
La crisi economica, ambientale e sociale paiono dar ragione a quelle persone che dicevano che non serviva a niente fare tutto questo. E oggi, sappiamo che la strada da percorrere deve essere un’altra. Per sopravvivere è necessario stringere alleanze e cambiare priorità, andando oltre la società dei consumi e verso la società della produzione di valori e di relazioni sociali.
 Allora eravamo ragazzi/e che fronteggiavano gli scudi della polizia in tenuta antisommossa. Nella foto sembravamo voler spiegare le nostre ragioni. Era l’estate del 2000, a Roma. Quei ragazzi e ragazze e tutte le persone che erano scese in piazza manifestavano in realtà non contro qualcosa, non per se stessi, ma per tutti: avevano avuto la capacità di muoversi contro, una profonda ingiustizia che è la mancanza di diritti nel mondo .
Provavo una profonda inquietudine per quella cieca incapacità di garantire un futuro di uguaglianza, e perciò la contestavo. Avevo ragione: dal 2000 a oggi la ricchezza globale è più che raddoppiata, ma il 94% di questa è in mano al 20% della popolazione. Oggi lo 0,7% degli abitanti del Pianeta detiene il 44% delle risorse, mentre il 70% più povero ha in mano meno del 3%. La chiamate giustizia?
 Meno di 10 anni dopo il sistema economico, quel modello di globalizzazione, è andato in crisi. Una stagione, iniziata con la caduta del muro di Berlino e caratterizzata da governi neoliberisti, è finita.
 La globalizzazione intesa come pura espansione trainata dalla finanza, dalle nuove tecnologie, da una soggettività fortemente individualistica e consumistica, ha esaurito la sua storia. Lasciando macerie. Molti di noi hanno vissuto una fetta rilevante della propria vita in un’epoca in cui sembrava plausibile che tutto crescesse all’infinito.
 Il mito è che questo avrebbe portato opportunità e benessere per tutti. Ma il mito era falso: l’aumento delle opportunità ha portato squilibri nella distribuzione delle ricchezze, e questo, oltre che un problema sociale (e morale), è un problema di carattere economico. Oggi -dopo esserci fatti scarrocciare dalla corrente, incautamente fiduciosi per 20 anni- siamo nel mezzo di un mare che non conosciamo, senza sapere bene dove andare, né come.
 La politica ha perso il timone, oggi sta solo cercando di sopravvivere sapendo che prima o poi crollerà tutto e cerca di allontanare il crollo il più possibile ma ci sarà … di questo molti come me ne sono consapevoli.
 E non serve nemmeno che siano state ormai smascherate le grandi multinazionali, che si fanno beffe della retorica del “libero mercato” e dominano l’economia influenzando prezzi, volumi, qualità senza che le autorità pubbliche abbiamo sufficiente conoscenza di come lavorano e delle merci e servizi che forniscono.
 Per sopravvivere bisognerà saper stringere alleanze e cambiare priorità, andando oltre la società dei consumi e verso la società della produzione di valore. In questi ultimi 15 anni si sono sciolti tutti i legami, le relazioni tra le persone, perché frenavano l’espansione. Oggi bisogna riscrivere i legami, rimettere mano al nostro modo di stare insieme. Il cambiamento, come in tutte le grandi fasi storiche, riguarda ciascuno di noi.
Uno dei padri della sociologia, Max Weber, diceva che sono gli “spiriti” a muovere l’economia. Lo spirito è soffio, vita, capacità di animare la materia. Il nostro interesse è lo spirito di una “nuova” economia.
 Oggi donna non più giovane ho perso quell’insofferenza e quella rabbia ma non di certo il coraggio di fronteggiare il potere. Oggi sono ancora qui, magari con qualche acciacco, ma non ho perso quello spirito ho cambiato semplicemente metodo.
Oggi credo nell’autoproduzione, nella relazione fra le persone, nella decrescita felice, nel liberarsi dalla schiavitù del consumismo e del correre inquieta verso nuove spese per poi possedere per pochi giorni e quindi buttare.

Oggi mi sento più libera e consapevole di ciò che vale o non vale nella vita. Forse questa è la vera libertà.

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