martedì

Bulimia: la droga è nel frigo


è più forte di me, non riesco a smettere di mangiare

Finalmente Paola, la moglie di Giacomo, venerdì è uscita di casa ed è venuta a mangiare un risotto con noi del gruppo di amici.
Abbiamo dovuto insistere tantissimo io e Caterina perché con la chemioterapia che sta facendo si sente sempre molto stanca e depressa.
Spesso si lascia andare e rimane a letto tutto il giorno fino a sera per riprendere il giorno successivo uguale a quello precedente. Spesso l’unica uscita che fa è quella per venire in ospedale per farsi la chemioterapia.
Stranamente quel venerdì mattina Paola era con i tacchi e la parrucca ed io ne ho approfittato del fatto che stava relativamente bene per invitarla.
Paola, una donna piccola e magra si era sposata con Giacomo, un mio conoscente, solo quattro anni fa e già Giacomo la tradiva da due anni.
La cosa peggiore però non era tanto il tradimento ma il fatto che lui si vantava con tutti di quello che faceva a letto con l’amante per dimostrare a tutti che lui era un uomo “FIGO” poiché aveva sia la moglie che l’amante e con quest’ultima faceva pomeriggi interi di sesso sfrenato.
Per dimostrare quanto era bravo a letto, Giacomo raccontava un mare di frottole e descriveva nei particolari le sue imprese sessuali, non solo a me che ero sua amica e a volte complice ma anche sul lavoro ai suoi colleghi che loro mal grado dovevano accettare la sua presenza,... poi lo raccontava  alle donne delle pulizie, che non potevano scappare da lui perchè dovevano lavorare,... poi  ai veterinari...  ai medici ( ai quali chiedeva se era normale durare così tanto ed avere tutto quel vigore sessuale) insomma a tutti quelli che avendo un paio di orecchie  potevano sentire.
In realtà Giacomo, con quel comportamento, voleva nascondere un grande segreto che invece la moglie alla prima occasione mi disse:
“ Ce l’ ha piccolo piccolo che spesso non si riesce a vedere sotto quella massa di lardo che è la sua pancia e spesso non gli tira neanche!”.
Non l'avevo  mai sentita parlare così quella povera donna che forse fra qualche mese non vedrò più. Scoppiai a ridere in modo fragoroso : “Sì,” continua Paola “Sarà lo stress, o l’ansia non lo so’ ma spesso fa cilecca sotto le lenzuola!”.
Fin da piccolo Giacomo aveva sofferto delle piccole dimensioni del suo compagno pisellino!!!. Quando giocava a pallone e negli spogliatoi del campetto si doveva spogliare per farsi la doccia con gli altri della squadra spesso i suoi compagni lo prendevano in giro per le ridotte dimensioni del suo “pisellino”.
Questo succedeva un po’ perché madre natura l’aveva fatto con quel “cosino” in mezzo alle gambe un po’ perché era obeso ed in mezzo a tutta quella ciccia la piccola salamella si perdeva sotto la pancia così importante da fare due enormi pieghe.
Si perdeva così tanto che le sue braccine piccole non riuscivano a prenderlo in mano quando doveva fare pipì ed il suo sguardo non riusciva a vederlo nonostante lui tirasse il collo per questo.... ma niente! era troppo coperto da quella pancia enorme. Così era costretto a fare la pipì nel lavandino, oppure seduto come fanno le donne che hanno la fortuna di non doverlo prendere in mano. Non c'era verso, non riusciva a centrare il buco del water e farla in piedi come fanno tutti i maschioni come lui!!! 
Ma peggio ancora, non riusciva a farsi le seghe come fanno tutti quegli uomini che non riescono a trovarsi una compagna ed "usare" quella per fare ciò!.
Una tragedia che lo faceva soffrire moltissimo e che non poteva raccontare a nessuno.
Ad un certo punto della sua vita (alla fine dell’adolescenza, prima età adulta) gli era capitato di abbuffarsi a scrocco per la prima volta e, come spesso accade in questi casi, di vomitare ... poi ha  iniziato l’ uso di lassativi e diuretici, ha cercato di fare esercizio fisico ma in modo eccessivo, clisteri che gli hanno rovinato l'intestino, ecc.... Tutto ciò era iniziato quando Giacomo ed un suo amico erano entrati per una banale coincidenza in un ristorante con una squadra di calcio famosa. Avevano la macchinetta fotografica al collo e si sono messi a mangiare “a sbaffo” della squadra di calcio essendo stati scambiati come fotoreporter del gruppo. Così è successo una, due, tre, quattro volte ecc. Fino a quando, per un banale conteggio, sono stati scoperti.
La sensazione che provava era doppia: da una parte sollievo e dall'altra sofferenza.
Giacomo, la prima volta che gli era successo, aveva pensato di smettere e che non lo avrebbe fatto più. Aveva provato paura e ancora sensi di colpa e vergogna per quello che aveva fatto. Ma non riusciva a smettere. Era dipendenza non vizio come lui pensava. L'assunzione di cibo era eccessiva e frenetica spesso seguita da sensi di colpa , le "abbuffate" erano organizzate in segreto e consumate in solitudine proprio perché sapeva che non lo doveva fare poiché quando veniva scoperto riceveva rimproveri molto fragorosi dai suoi genitori.
Questo fatto incrementa le tensioni che già c’era con i suoi genitori che litigando continuamente altro non fanno che incrementare la sua stessa bulimia. Giacomo avrebbe voluto liberarsi di quello che lui considerava un “vizio” ma più tenta di farlo più la situazione peggiora. Quello che aumenta è soltanto la sensazione di impotenza fino a sfociare in sintomi depressivi.
Questo circolo vizioso che alimenta il problema della sua insoddisfazione lo fa spesso mangiare a dismisura. Inizia con la sua bulimia qualche tentativo autonomo di risolvere i problemi provocati dal cibo. Inizia a singhiozzo a conoscere e provare tutte le diete che ci sono in commercio, ma ciò non produce effetti positivi, anzi, aggrava la situazione.
 Poiché i sintomi sono prodotti dall'organismo stesso. Quando vogliamo razionalmente interrompere il processo dell'abbuffata o il circolo vizioso di abbuffata-vomito-condotte compensatorie ci troviamo a contrastare il nostro organismo generando un conflitto tra una tendenza autonoma dell'organismo di produrre i sintomi ed un tentativo dello stesso organismo di combattere i sintomi da egli stesso prodotto. In altre parole più si desidera smettere e più si pensa al cibo e più questo ti da frustrazione che ti fa mangiare per colmare quel senso di vuoto psicologico e di insoddisfazione. Si genera un paradosso che porta a dire alla persona "è più forte di me, non riesco a smettere". Non è questione né di forza di volontà, né di intelligenza in quanto il processo è di tipo psicofisiologico   

  Finalmente dopo tanto tempo e tanti soldi spesi per conquistare donne insensibili al suo fascino trova Paola, una donna che nonostante tutto impara a volergli bene ed ad apprezzarlo per la sua sensibilità.
Perché Giacomo in fondo era un uomo sensibile.
Sono bastati due anni e l’insoddisfazione della vita e la voglia di dimostrare a tutti che non aveva il pisello piccolo si sono fatti sentire.
Ha conosciuto una donna che vedova e con un figlio a carico le ha dato quel briciolo di affetto di cui aveva sempre  bisogno in cambio di un po’ di sostegno economico e la frittata è stata fatta! 
Le vie del piacere sono infinite, ognuno scelga la propria. Giacomo ha scelto il cibo, come consolazione ai dispiaceri della vita, come risposta allo stress quotidiano o come semplice momento di soddisfazione dei propri sensi. Fin qui tutto bene, ma se questa attività diventa più di un'occasionale abitudine, cioè una prassi, le cose si complicano, e vengono coinvolti meccanismi difficili da gestire.

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